La parola agli attori

Diplomarsi… con La Gilda delle Arti

La maturità è un momento della vita che rappresenta per tutti gli studenti una svolta: che si veda in essa un ostacolo, un traguardo o una tappa del proprio progetto di studio, è un rito di passaggio che sancisce l’ingresso dei ragazzi nel mondo degli adulti, un po’ come la patente.
Per superarla non si può barare, non c’è nessuno ad aiutarti o a rispondere al tuo posto: all’esame si è profondamente se stessi, e davanti ai professori ci si presenta per quelli che si è.

Forse è per questa ragione che molti studenti passano molto tempo a scegliere l’argomento della tesi, che risulta in qualche modo la carta che ci si gioca per dimostrare di essere “pronti” per il mondo del lavoro o dell’università.

Con queste premesse, potete immaginare che onore sia stato diventare oggetto della tesi della maturità di uno dei nostri attori, e con quale orgoglio oggi ne pubblichiamo una parte sul nostro blog: il teatro è per noi è una passione sempre viva, oltre che un lavoro, e condividerla è il fine ultimo delle tante ore che spendiamo a preparare gli eventi e i nostri spettacoli!

L’autore

IMG600_ (73)

Forse avete conosciuto Giuseppe Modica, classe 1998, nel corso della nostre tournée: spiritoso, estroverso e spigliato, è l’attore della compagnia che ha interpretato Benedetto in Molto Rumore per Nulla, il Cavaliere del Bosco ne La Famiglia dell’Antiquario, Silvio Lombardi e lo “scèt” della locanda di Brighella ne L’Arlechì, servitore di due padroni.

Il suo percorso con La Gilda delle Arti è cominciato nel 2013, quando aveva solo quindici anni: la compagnia aveva fatto tappa a Borgo Palazzo (BG), dove era stato allestito lo spettacolo “Momo. Storia di una bambina che fermò il tempo”.
Da allora Giuseppe non ha mai smesso di recitare con noi e, prima come dilettante e ora come professionista, è diventato un membro indispensabile della corporazione di artisti che è La Gilda delle Arti.

La Tesi di Giuseppe Modica – a.a. 2016/17

1. Introduzione

L’argomento principale della mia tesina è una delle mie passioni: l’esperienza teatrale che da qualche anno ho intrapreso e che mi ha coinvolto molto.
Il teatro per me è la maniera più divertente di raccontare una storia perché mette insieme efficaci elementi, come la parola, la gestualità, la musica e la danza. Può affrontare temi seri della vita facendoci riflettere. Inoltre, recitare è una professione divertente, è una forma di comunicazione tra gli attori e il pubblico, a cui i primi devono trasmettere le proprie emozioni. Mi sono avvicinato al mondo del teatro nel 2013 quando ho partecipato ad un percorso teatrale organizzato dall’oratorio di Sant’Anna, con la compagnia teatrale La Gilda delle Arti.

La Gilda delle Arti è compagnia teatrale bergamasca, fondata da Nicola Armanni e Miriam Ghezzi nel settembre 2011. La compagnia produce spettacoli e organizza percorsi per bambini, adulti e ragazzi che vogliono avvicinarsi al mondo del teatro, punta anche a creare i presupposti per un teatro attuale e vivo, arricchito dall’esperienza delle varie arti di scena: musica, teatro, danza, canto e scenografia. Le mie prime rappresentazioni sono state: Momo, La Lampada Meravigliosa, AnastasiaLa Principessa Smarrita L’elisir d’amore.
Poi lo scorso anno la compagnia ha coinvolto 11 attori provenienti da tutta la provincia in un percorso professionalizzante ed è nata così una compagnia stabile di attori “under 25”.  Io sono uno di questi attori e mi sento veramente orgoglioso di farne parte.

IMG600_ (16)

Così sono nati “Much Ado About Nothing” di W. Shakespeare e “Arlechì, il Servitore di Due Padroni” di Goldoni, che ancora oggi portiamo in giro per la bergamasca. In questi spettacoli la regia ha un ruolo determinante nella riduzione e nella valorizzazione del testo originale. Queste due commedie si propongono come un momento di intrattenimento, di qualità e di approfondimento culturale; l’obiettivo infatti è quello di far scoprire al pubblico i piccoli gioielli della letteratura teatrale.

Il teatro mi ha dato l’opportunità di crescere umanamente, di favorire e sviluppare il lato più creativo, più curioso e più spontaneo di me, di imparare modi nuovi di comunicare con gli altri, dal linguaggio verbale, il più tradizionale, a linguaggi più espressivi e corporei, a prendere coscienza anche di dettagli più tecnici propri del teatro come la messa in scena e le caratteristiche acustiche di una sala.

In questo mio lavoro vorrei dimostrare come il teatro è sempre stato e continua ad essere un bel modo per “educarsi alla vita”, perché riesce a migliorare le capacità intellettuali, aiuta l’uomo anche a conoscersi da un punto di vista emotivo, mettendo in luce le sue qualità e i suoi limiti, a stimolarlo a esprimere la sua parte spirituale.

In inglese e italiano prendo spunto dalle commedie che ho rappresentato quest’anno: “Much ado about nothing” di Shakespeare e “Il servitore di due padroni”, celebre commedia, che rappresenta un momento di passaggio dalla Commedia dell’arte alla riforma del teatro di Goldoni; in storia traccio una breve sintesi della storia del teatro nei diversi periodi storici, in filosofia mi soffermo sull’opera “La nascita della tragedia” di Federico Nietzsche perché per il grande pensatore tedesco, il teatro rappresenta la via della conoscenza, della libertà e della vita; in Scienze evidenzio lo stretto rapporto tra arte e medicina e i benefici effetti terapeutici del teatro con la teatroterapia che attraverso una rieducazione consente di superare periodi di disagio. In fisica approfondisco un aspetto tecnico fondamentale in uno spettacolo, l’acustica delle sale quindi le caratteristiche del suono e i fenomeni connessi alla sua propagazione.  Infine in Arte mi soffermo sull’importanza artistica e sonora del teatro La Scala di Milano di Giuseppe Pier Marini perché anche la nostra scuola ogni anno ci educa al teatro dando l’opportunità a ciascun alunno di entrare e vivere l’esperienza teatrale all’interno di uno dei teatri più importanti d’Italia e del mondo.

2. Legami interdisciplinari

tesi giuseppe

ITALIANO Goldoni, “Il servitore di due padroni”: l’autore, promotore di una vera e propria rivoluzione teatrale, sostituì gradualmente al teatro della Commedia dell’arte un teatro di carattere, con testo scritto e personaggi ben delineati psicologicamente. Ricerca la verosimiglianza delle storie e la semplicità del linguaggio. Questa celebre commedia, che rappresenta il momento di passaggio sopra menzionato, conserva infatti alcune caratteristiche della commedia dell’arte (le maschere, i dialoghi rapidi e serrati) ma se ne distingue fortemente per la vivacità e il ritmo del testo.
INGLESE Shakespeare, “Much ado about nothing” una delle commedie più conosciute e portata sulle scene che continua a intrattenere e a incantare il pubblico di tutto il mondo, considerata a lungo commedia romantica per i temi amorosi e per la struttura ricca di elementi farseschi e giocosi, l’opera rientra a pieno titolo nel novero delle tragicommedie, grazie alla singolarissima capacità dell’autore di passare con straordinaria disinvoltura dal comico al tragico, dalla farsa alle drammaticità più intensa.
STORIA La trasformazione del teatro dalle origini al 1700 In storia ho tracciato una breve sintesi della storia del teatro dalla nascita, in occidente con la civiltà ellenica, nel V secolo a. C. con le principali forme del “dramma”: la commedia e la tragedia, ripresa poi da Nietzsche, fino al momento in cui Goldoni supera il gusto barocco per la stravaganza e l’artificio e, coerente con il clima razionalista e la cultura arcadica, sente il bisogno di maggior rigore, pulizia ed ordine.
FILOSOFIA Friedrich Nietzsche, “La nascita della tragedia” in quest’opera giovanile il grande pensatore tedesco arriva alla conclusione che l’uomo attraverso la tragedia attica si riappropria delle sue passioni contrastanti (la parte razionale- apollinea-  e istintiva- dionisiaca) e realizza che gioia e dolore sono entrambi necessari e presenti nella vita, quindi ogni uomo non deve annientare i propri istinti o isolarsi dal mondo, ma deve imparare a conoscerli e vivere secondo la sua natura. Ecco quindi che il teatro per Nietzsche diventa la via della conoscenza, della libertà e della vita;
SCIENZE Teatroterapia Con il termine arte terapia si definisce la messa in scena, all’interno di un gruppo, dei propri vissuti, emozioni e paure; prevede l’educazione alla sensorialità e alla percezione del proprio corpo e della voce, avvalendosi anche di altre forme di arte come la danza, la poesia e la musica. Durante le improvvisazioni teatrali si sperimentano situazioni e stati d’animo mai esperiti nella vita quotidiana, e talvolta avviene la scoperta di una possibilità di comportamento nuovo che crea stupore e meraviglia. Il fatto è che, se noi proviamo un’emozione, se viviamo intensamente (nella realtà immaginaria della scena) un’esperienza nuova, questa entra a far parte del nostro bagaglio esperienziale di vita così come se l’avessimo vissuta nella realtà quotidiana.
FISICA L’acustica delle sale Approfondisco un aspetto tecnico fondamentale in uno spettacolo cioè le caratteristiche del suono e i fenomeni connessi alla sua propagazione e le condizioni indispensabili per ottenere un suono ottimale in un ambiente chiuso.
ARTE Giuseppe Pier Marini, La Scala di Milano una sala all’italiana, a forma di ferro di cavallo, racchiusa in un edificio dalle rigorose linee neoclassiche, Stendhal lo definì “il primo teatro al mondo” per architettura e acustica, mi soffermo sull’importanza artistica e sonora del teatro. Questo teatro per molti studenti del Majorana rappresenta la prima esperienza teatrale importante.

3. Italiano. Il Teatro di Goldoni

Il “Servitore di due padroni”, meglio noto come “Arlecchino servitore di due padroni”, è una celebre commedia di Carlo Goldoni, scritta dall’autore veneto nel 1745.
In piena sintonia con la tradizione della Commedia dell’Arte, Goldoni scrisse l’opera in forma di canovaccio in funzione di Antonio Sacchi, in arte Truffaldino, famoso attore e capocomico, il quale, secondo l’usanza del tempo, recitava improvvisando. Viene rappresentato con grande successo a Milano e a Venezia.

IMG600_  (18).jpg
Il servitore di due padroni conserva alcune caratteristiche della commedia dell’arte (le maschere, i dialoghi rapidi e serrati) ma se ne distingue fortemente per la vivacità e il ritmo del testo: Arlecchino è un personaggio a metà tra una maschera (caricatura) ed un personaggio.

Questa è l’ultima opera di Goldoni in cui compaiono le maschere e rappresenta la sua separazione definitiva dalla Commedia dell’arte: in seguito (1753) quando la riforma del teatro sarà ormai attuata, Goldoni riprenderà in mano il canovaccio e l’opera si dotò di un copione steso per intero, così come voleva la sua riforma.
L’abolizione del canovaccio e delle maschere, l’introduzione del vincolo del copione sono le novità potremmo dire ‘tecniche’ della riforma.

Un secondo aspetto da prendere in considerazione riguarda aspetti più letterari: gli intrecci, le tematiche, la caratterizzazione dei personaggi e la lingua utilizzata.

Da questo punto di vista l’elemento più caratterizzante dell’opera di Goldoni è sicuramente la ricerca di verosimiglianza e di equilibrio, coerenti con il clima razionalistico e la cultura arcadica, e il tentativo di superare il gusto barocco per la stravaganza e l’artificio. Gli intrecci stereotipati e ripetitivi, spesso incoerenti, vengono sostituiti da trame aderenti al vissuto del pubblico. I personaggi acquistano personalità e sono tanto più verosimili quanto più sono unici e sfaccettati.

Al plurilinguismo spesso grottesco si sostituisce un monolinguismo fondato sull’uso dell’italiano o di un solo dialetto coerente con l’ambientazione della vicenda.

Il ceto sociale predominante ne “Il servitore di due padroni” è la borghesia, classe emergente nell’epoca settecentesca. Pantalone è infatti un anziano mercante che si è arricchito facendo svariati affari; Brighella è un locandiere e la sua attività è fruttuosa: tanti sono i clienti e i camerieri che lavorano alla sua locanda. Florindo intrattiene affari con diversi mercanti durante il suo alloggio a Venezia, e Beatrice orchestra l’inganno ai danni di Pantalone per i soldi della dote. Arlecchino e Smeraldina sono i due servi, ma vengono comunque esaltati dall’autore per la loro prontezza e scaltrezza, per la loro capacità di adattarsi e di sopravvivere.

Emerge anche la distanza tra i giovani e vecchi. Si può notare osservando Pantalone e Clarice: il primo vorrebbe che la figlia sposi Federigo Rasponi per l’impegno preso, per il nome e l’onore della famiglia e per gli affari già intavolati in merito alla dote, mentre Clarice si vorrebbe ribellare alle decisioni del padre, perché il suo desiderio è sposare Silvio di cui è innamorata.

Uno degli intenti dell’autore è mettere in risalto la figura femminile e la sua emancipazione. Beatrice, ad esempio, è una donna intraprendente e indipendente: si vestiva già da uomo per andare a cavallo quando abitava con il fratello a Torino; dopo la morte di quest’ultimo, scappa di casa travestita da uomo per cercare il suo amore, ottenendo così rispetto da una comunità che ancora non dà libertà a quello che è considerato il “sesso debole”, come possiamo riscontrare nella figura di Clarice sottomessa al padre. Clarice stessa si ribella alle ingiuste decisioni di Pantalone, che vanno a toccare una sfera intima dell’essere umano. Smeraldina, la servetta di Clarice, si fa invece portavoce delle donne, ribadendone l’importanza e denunciando i soprusi degli uomini. Quando l’inganno di Beatrice viene svelato, nessuno la critica o la condanna. Goldoni ha quindi una visione perspicace e anche illuminista della donna, in un secolo di grandi cambiamenti come il Settecento.

Il discorso non è poi così dissonante all’interno della vitale cittadina veneziana. L’autore veneto esalta anche la nascente borghesia, ma anche le capacità di adattarsi e la scaltrezza di chi riesce sempre a cavarsela (Arlecchino).

Un’altra idea al centro dell’opera è senza dubbio l’amore e come questo viene visto dai personaggi della commedia. Goldoni non è un romantico: l’idea dell’amore è collegata all’utile, al denaro (la dote di Clarice) e all’onore (ad esempio per la famiglia Lombardi). D’altra parte vediamo come Clarice e Silvio, Beatrice e Florindo, Truffaldino e Smeraldina siano realmente innamorati. Se l’utile ed il sentimento non si ostacolano, che ben venga. Altrimenti sarà sempre l’utile a prevalere (come possiamo notare dalla decisione di Pantalone di far sposare Clarice con Federigo Rasponi).

Il servitore di due padroni è un’opera di intrattenimento, comica e divertente. L’unico personaggio ironico è Smeraldina, che con i suoi a parte sottili fa ridere il pubblico. Solo Beatrice ha uno spessore psicologico: è intraprendente, soffre per amore, è coraggiosa.

Goldoni in quest’opera è riuscito a salvare e valorizzare gli aspetti ancora vitali di una drammaturgia ormai artificiosa e vuota, può essere indicativo osservare la fortuna di questa commedia in età contemporanea.

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...